Payback, occorre una riforma strutturale e non mancette: la maggioranza incardini la mia proposta di legge

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Mi appello alle forze politiche di maggioranza affinché incardinino il mio disegno di legge a sostegno di oltre 100mila addetti che lavorano in 4500 piccole e medie aziende fornitrici di dispositivi medici messe a dura prova da un meccanismo scellerato, il payback. E’ incomprensibile che le imprese debbano restituire parte dei soldi spesi dalle Regioni che hanno sforato il tetto di spesa: se l’ente regionale gestisce con inefficienza il denaro pubblico, perché devono rimetterci i piccoli imprenditori, i dipendenti che rischiano il licenziamento e, conseguentemente, i pazienti che possono ritrovarsi privati di dispositivi salvavita come ad esempio le valvole cardiache?

Occorre una riforma strutturale volta a: incrementare il monitoraggio della spesa per l’acquisto dei dispositivi; calcolare il ripianamento della spesa sugli utili e non sul fatturato; allineare la programmazione della spesa delle Regioni col ripianamento dello scostamento del tetto; definire una valutazione dei dispositivi medici effettuata sulla scorta di un’analisi costi-benefici, così da consentire un’adeguata valutazione del costo medio di un prodotto e garantire i giusti standard di qualità.

Piuttosto che erogare mancette atte a silenziare il fiume di proteste provenienti da un settore in ginocchio, auspico che quest’Esecutivo possa accelerare proposte come la mia, con l’obiettivo di tutelare sia la salute dei cittadini sia i livelli occupazionali. Sul tema, vi invito a leggere un’intervista che ho rilasciato alla testata ‘Nursindsanita.it’:

https://www.nursindsanita.it/articolo/5844/superare-il-payback-dispositivi-medici,-arriva-una-legge-delega-in-senato